Grande successo per l'esposizione in corso a Castelfranco di Sopra - Arezzo - "Sulla strada di Arnolfo": una mostra di arte contemporanea che ha riscoperto gli angoli più caratteristici della Terra Nuova fiorentina, fondata da Arnolfo di Cambio, visibile dal 16 dicembre 2010 al 9 gennaio 2011.
E questo grazie all’iniziativa di alcuni artisti contemporanei che hanno messo a disposizione le loro opere per riaccendere le luci e riscoprire le antiche botteghe del centro storico.
Così la bottega del fabbro, la sede del partito o l’antica merceria tornano a vivere e diventano tappa di un interessante itinerario alla riscoperta delle memorie e alla ricerca di stimoli ed emozioni che solo l’arte può trasmettere.
"Sulla strada di Arnolfo" è il nome dell’inedita iniziativa che, attraverso un percorso artistico nelle vie del centro storico di Castelfranco, ripercorre idealmente la storia e la cultura da cui ha avuto origine il paese progettato da Arnolfo di Cambio, in un armonico equilibrio fra arte, architettura e territorio.
L'itinerario della mostra, che comprende vari punti di allestimento nella piazza e nelle strade centrali, presenta opere di artisti di grande livello che attraverso sculture e dipinti valorizzano i caratteristici angoli del centro medioevale.
Curatore della mostra è il Prof. Enzo Dei che così commenta l'iniziativa: "Ospitare in un contesto come il centro di Castelfranco, così carico di storia e tradizioni, segnato dalla rielaborazione della cultura classica che Arnolfo di Cambio operò in epoca medioevale, ricco anche di testimonianze di epoche successive, opere di questo tipo, significava andare alla ricerca di quale rilievo potesse aver avuto il grande bagaglio culturale dell’arte italiana nello sviluppo della poetica di questi artisti. In questo senso la natività di Lorenzo Bonechi ci è parsa la più facilmente leggibile poiché rivela apertamente la sua profonda
riflessione sull’arte senese tra Medioevo e Rinascimento di cui l’artista ci offre raffinatissime citazioni.
Invitiamo quindi il visitatore a continuare questa ricerca di scambi tra tradizione e innovazioni determinate dalla sensibilità contemporanea, rintracciabili in tutti gli artisti presenti. Davanti alle vetrine, superata la sorpresa per l’originalità e la qualità delle opere proposte, senza nulla togliere all’emozione del primo approccio, preghiamo l’osservatore di procedere con una lettura più attenta e considerare non tanto le differenze formali, quanto le affinità più nascoste riconducibili alle stesse radici culturali; si accorgerà
così che anche le proposte apparentemente in contrasto con la tradizione nascono spesso da meditazioni profonde su temi legati a culture lontane nel tempo e, a volte, nello spazio.
Pensiamo ai cipressi di Giuliano Monechi che recuperano la religiosità
della scultura lignea quattrocentesca; pensiamo al cherubino di Sergio Traquandi, che si libra nell’aria come una nike ellenistica e rivela nei particolari come le mani la delicatezza degli angeli dei presepi napoletani; pensiamo al dipinto di Maidoff che , nonostante le volute deformazioni espressionistiche, rivela uno studio approfondito dei più grandi disegnatori e coloristi del rinascimento europeo; e ancora la rigorosa simmetria e la paziente manipolazione della materia riscontrabili nella scultura di Fanello ci rimandano ai preziosismi dell’arte dei metalli tra orafi e cesellatori medioevali; l’opera raffinata della fotografa Lucia Baldini non può prescindere dagli studi operati sul contrasto luci-ombre, da Caravaggio in poi; le ricerche sull’ottica, che per millenni hanno interessato artisti e matematici, si trasformano in poesia nelle trasparenze di Konrad Dietrich; il perfetto equilibrio del rapporto tra pieni e vuoti nella grafica e
nella scultura di De Poli dimostra una classicità di educazione rilevabile anche nella eleganza lineare dei profili; perfino l’opera di Andrea Rauch, che utilizza materiali meno convenzionali come un’insegna al neon, può essere riconsiderata alla luce di uno dei più famosi mosaici pompeiani, il cosiddetto “Cave Canem”.
Perfettamente coscienti della possibile arbitrarietà di queste letture iconologiche siamo comunque orgogliosi di aver dato visibilità all’arte contemporanea intorno alla quale sembrano oggi rinati nuovi interessi rappresentati dall’apertura di nuovi spazi espositivi come il “ Madre” di Napoli e il Maxi di Roma, ma verso la quale manca ancora una reale considerazione soprattutto da parte delle istituzioni.
Non possiamo dimenticare,in tempi abbastanza recenti, le pesanti critiche
di un ex ministro dei Beni Culturali che condannò le iniziative del Museo Pecci di Prato per elogiare invece i restauri compiuti su alcune tele seicentesche, indicando nella conservazione del patrimonio già esistente il miglior investimento del denaro pubblico. Noi crediamo invece che il passato non possa zittire il presente, ma l’uno e l’altro debbano interagire in perfetta simbiosi come la nostra mostra cerca di dimostrare".
L'esposizione resterà visitabile a Castelfranco di Sopra fino al 9 Gennaio.
Fonte:Saimicadove.it
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